Spigolature dalla 46a Convocazione Nazionale
fr. H. Williams
Nell’anno della preghiera dobbiamo riscoprire il “Padre Nostro”
- pregare come figli nel Figlio per diventare mediante la grazia quello che Gesù è per natura
- pregare come figli nel Figlio per partecipare alla stessa relazione di Gesù col Padre
- se figli nel Figlio siamo anche eredi del regno di Dio perché il Padre ha promesso al Figlio “tutto ciò che è mio
è tuo” - se saremo fiduciosi nel Padre come lo sono i bambini vivremo la conversione, vinceremo la timidezza e la
paura - come Santa Teresa d’Avila che disse: “Dio solo basta” noi possiamo dire “Abba basta”
- durante l’adorazione Eucaristica dobbiamo utilizzare tutte le forme di preghiera: silenzio, ascolto, intercessione
per i fratelli più fragili e per i nemici e preghiera in lingue.
Cardinale Parolin
Il Cardinale suggerisce di leggere il messaggio del Papa scritto per il Giubileo 2025 “Anno della preghiera”;
inoltre, prendendo spunto dal suddetto messaggio, ha voluto sottolinearne alcuni aspetti che interessano in
particolare la vita del RnS e precisamente - lo Spirito Santo fa da ponte tra noi e il Padre
- noi tutti siamo deboli ma lo Spirito Santo viene il nostro aiuto
- come i discepoli insistere nel dire al Signore “insegnaci a pregare”
- sentire l’urgenza di evangelizzare ed evangelizzare nella gioia
- valorizzare i Carismi e i ministeri
- essere “sale della terra e luce del mondo”
Monsignor Marcianò
Il compito affidatogli era di commentare e approfondire il brano tratto dal Vangelo di Luca cap. 15,11-32 ,
solitamente definito del “figliol prodigo” o meglio “del Padre misericordioso”. Monsignor Marcianò ha sviluppato il
suo insegnamento mettendo in evidenza tre momenti della parabola ovvero: lontananza. sguardo e incontro.
● Lontananza - il figlio allontanandosi e chiedendo l’eredità è come se uccidesse il Padre
● Lo sguardo del padre - è lo stesso sguardo del Padre Eterno che creando l’uomo ne gioisce e contemplandolo afferma che “è cosa
buona!”
● Lo sguardo del figlio - anche il figlio, al massimo della disperazione, si guarda dentro, ricorda gli sguardi del Padre e decide “mi
alzerò e andrò da mio padre”
● Incontro - il Padre “corre” incontro al figlio e dopo averlo raggiunto “lo baciò”
- il Padre eterno creò Adamo “baciandolo” ovvero soffiandogli dentro il Suo Spirito
- il Signore nel Sacramento della Riconciliazione potremmo dire che ci perdona “baciandoci”
Cardinale Parolin – omelia nella celebrazione della Santa Messa
Il Vangelo della Santa Messa proponeva la meditazione di Luca cap. 4,16-21 ovvero Gesù, nella Sinagoga di
Nazareth, annuncia che il brano della sacra scrittura ascoltato “si è compiuto”.
Il cardinale Parolin ha sottolineato quanto segue:
- non ci può essere missione e annuncio di liberazione e salvezza senza l’efficace grazia dello Spirito Santo
- Gesù non spiega la parola si limita ad annunciarla in quanto essa, per chi crede, è efficace ed opera
- Gesù nel leggere il libro di Isaia (capitolo 61,1-2) non cita la condanna (versetto 61, 2b: “il giorno di vendetta
del nostro Dio” in quanto il Signore non condanna mai e nessuno - a proposito del versetto che conclude la lettura del Vangelo di Luca: “Oggi si è compiuta questa scrittura che
voi avete ascoltato”, è l’oggi della Chiesa, una Chiesa che a partire dalla casa di Cornelio evangelizza e dona
libertà e salvezza agli uomini da 2000 anni.
Giornata conclusiva della Convocazione- Domenica 28 aprile
Riguardo alla giornata conclusiva della Convocazione che ha visto molti interventi da parte di ospiti, membri
CNS e CN, mi limito a riportare poche spigolature tratte dagli interventi di Rosario Sollazzo (coordinatore
nazionale) e Giuseppe Contaldo (presidente RnS)
● Rosario Sollazzo
Con riferimento alla Lumen Gentium cap. 40, nel quale “si ricorda con insistenza che la santificazione non si
raggiunge con le opere ma è opera esclusiva della Grazia della giustificazione”, Rosario sottolinea quanto
segue: - la santità va coltivata e la comunità è il luogo privilegiato per noi poterla coltivare (parola, preghiera.
Sacramenti, servizio, ecc.) e va vissuta amando il prossimo come noi stessi e servendo nel fratello Gesù che
bussa alla porta del nostro cuore - la santità va vissuta ricordandoci che il Padre ci ama così come siamo, ci ama con lo stesso amore con il
quale ama il Figlio e per mezzo dello Spirito ci chiede di amarci così come siamo e va diffusa chiedendo a Maria
di essere nostro modello per diffonderla
● Giuseppe Contaldo
Il Presidente chiede a tutti i presenti alla Convocazione di “volate in alto!” e per poter volare in alto ci ricorda
quanto segue: - non aver paura di farci guidare dallo Spirito Santo perché anche se il volo è fra le nubi tempestose il pilota
dell’aereo è il nostro Papà, Abbà! - non dare spazio ai dubbi perché sono come fessure nelle quali tenta di entrare in noi il nostro nemico, colui
che vuole la nostra morte, il demonio - facciamo nostro il motto di Santa Teresa d’Avila “nulla ti turbi nulla ti spaventi Tutto passa solo Dio non
cambia” - l’invocazione dello Spirito Santo sia per noi un gemito continuo che sale quotidianamente al cielo e ci consente
di essere nelle mani di Dio “una matita”; come lo fu Madre Teresa di Calcutta
● Domenica 28 aprile santa Messa a conclusione della Convocazione
La messa celebrata da Monsignor Marcianò ci offriva (una vera Dio-incidenza!) il Vangelo di Gv. cap.15,1-8
conosciuto come la Parabola della Vite e dei tralci.
Dall’omelia di Monsignor Marciano mi è rimasto impresso quanto segue: - noi glorifichiamo il Padre solo se portiamo frutti
- noi come comunità, immagine della Chiesa, se portiamo frutti possiamo essere paragonati a segni efficaci di
salvezza, mentre se i programmi non portano frutti non valgono nulla, non portano salvezza - se noi e le nostre comunità non rimaniamo innestati in Cristo, non “resistiamo” nel rimanere in Cristo, non
scorre in noi la stessa linfa della vite e conseguentemente non saremo mai annunciatori e portatori di salvezza - se noi e le nostre comunità non siamo disposti ad essere potati (a morire come il seme) non saremo mai
annunciatori e portatori di salvezza - attualmente dobbiamo essere disponibili a considerare una salutare potatura per la Chiesa e per il RnS la
mancanza di grandi numeri, le pesanti strutture che ci siamo dati e, in molti casi, anche il protagonismo di alcuni
membri della Chiesa e delle sue comunità - in conclusione monsignor Marcianò ci ha ricordato che dobbiamo chiedere la grazia al Signore per “essere
piccoli agili e sinodali” e ci ha dato motivi di speranza affermando non solo che viviamo in un momento
favorevole della storia dell’umanità ma che abbiamo Maria che sostiene il nostro cammino !